Thursday 26 November 2009

Reduced




Complice una pressoche' totale indipendenza di orario, una personale ma credo condivisa preferenza per altre attivita', e l'orario di apertura dei supermercati (fino alle dieci di sera, ma in alcuni casi anche oltre), mi ritrovo spesso a fare la spesa ad orari improbabili, quando la maggior parte delle persone sono ormai a cena o col dvd in mano pronti per vedersi un film.

Un aspetto molto fastidioso di questa abitudine, e' che mi sembra di condannarmi a mangiare gli scarti della societa'; a me restano i pomodori rifiutati dagli acquirenti di mattina e pomeriggio, le zucchine meno convincenti, l'insalata piu' moscia, la frutta piu' ammaccata. Gli scarti per l'appunto.

Pero', almeno qua in UK, c'e' un vantaggio: i prodotti venduti ad un prezzo "reduced".

Gli alimenti che il giorno dopo non possono comunque essere venduti, ad esempio pane e brioches, vengono riprezzati "in tempo reale". Lo sconto e' sostanzioso, tipo 50%. Ora lo so che meta' prezzo di un filone di pane non basta neppure per comprarci le mentine e so anche che il supermercato fa questa politica per liberarsi di prodotti che dovrebbe buttare (non so se qui esistano collette alimentari o simili) ma l'idea mi piace lo stesso.

Il concetto viene applicato anche ai generi che sono in scadenza "espositiva". Le etichette infatti per legge riportano due date: la data di scandenza "best before" e quella di "display until", che precede la prima di un paio di giorni. Gli sconti in questo caso di solito sono inferiori al 50%, ma resta un buon guadagno su prodotti costosi tipo carne e pollame. Si compra, si butta nel congelatore e bon, con il resto ci si va al cinema ;)

Ma in Italia si fa? E se non si fa perche' come consumatori non lo richiediamo?

Sunday 22 November 2009

By heart




Ieri sera sono stato ad un party di compleanno di due amici italiani.

Il gruppone dei colleghi di lavoro italiani fa spesso vita separata, o quanto meno separata in mini gruppi (gli universali tre: single, coppie, coppie con figli), ma poi per appuntamenti tipo compleanni, leaving do, feste di Natale si ritrova.

Ed e' sempre un'occasione piacevole, una serata di chiacchere tra persone che ormai conosci da anni. E poi, come sempre, c'e' qualcuno che porta qualche amico nuovo, con il quale, come sempre, e' inevitabile qualche small talk.

Pero' in uno di questi, con un paio di ragazze spagnole, caratterizzato da sforzi reciproci di parlare l'uno la lingua dell'altro e' venuto fuori che "a memoria" in spagnolo fa "de memoria", mentre in inglese "by heart" come in francese "par coeur".

Non so voi ma io tutte le volte che imparo qualcosa di nuovo poi vedo quella cosa ovunque, fosse un metodo particolare per risolvere problemi di geometria o un'eccezione grammaticale.

Ecco, ricordando quello che si diceva nel post precedente, mi verrebbe da pensare che "by heart" sia un calco semantico dal francese, magari importato ai tempi di Guglielmo il conquistatore. Vedro' d'indagare....

Tuesday 17 November 2009

Queue/2




Di coda avevamo gia' parlato proprio agli inizi di questo blog. D'altra parte cosa c'e' di piu' britannico di una bella ordinata pacifica fila di persone che sotto la pioggia, e magari senza ombrello, aspettano il bus?

Giusto qualche giorno fa ho scoperto che in italiano la parola "coda", nel senso appunto di persone che stanno in fila, e' un calco semantico dal francese "queue". Insomma per noi italiani, la coda fino ad un certo punto e' stata solo quella degli animali; poi le abbiamo attribuito anche il secondo significato, copiandolo dal francese, ma mantenendo la parola italiana coda.

Mi viene da pensare che invece gli inglesi si siano presi dal francese non solo il significato ma anche la parola, infatti e' proprio la stessa ma pronunciata [kju] in inglese e [kø] in francese, mentre per la coda dell'animale hanno mantenuto tail.

Per chi volesse addentrarsi nell'argomento dei calchi semantici e sintattici, dei prestiti e degli adattmenti, per chi volesse capire perche' l'inglese abbia tante parole sia germaniche che latine, suggerisco due interessantissime puntate dell'ottima trasmissione di Radio3 Castelli in Aria.

Quanto è snaturato l'italiano dall'inglese

Imparare le lingue

Il dibattito e' aperto :)

Saturday 14 November 2009

Yorkshire accent




Con riferimento al post precedente, un estratto da film Kes.



Per la cronaca, ho trovato difficolta' anche con i sottotitoli in inglese.

Thanks God, sono finito nel sud dell'Inghilterra ;)

Wednesday 11 November 2009

Two fingers




Se siete appassionati di cinema e non disdegnate di guardare film in dvd, l'Inghilterra potrebbe essere il posto dove venirli a comprare, o chiedere di farveli comprare.

Mentre in Italia, a meno di 10 euro, o meglio 9.99 con quel centesimo di resto che non sai mai cosa farci, non si trova niente di decente, qui un film, soprattutto se vecchio, te lo porti a casa con 3 sterline, ovvero (povero me) 3 euro.

E cosi' uno e' piu' propenso all'acquisto d'impulso, compra "al buio", s'arrischia e sperimenta; io mi sono fatto tentare da un vecchio film di Ken Loach, Kes.



Il gesto sulla copertina potrebbe ricordare la V di vittoria di Churcill, ma attenzione perche' le dita non sono cosi' divaricate e non viene mostrato il palmo della mano bensi' il dorso: ecco avete appena imparato la versione alternativa del gestaccio da dito medio.

Concisa morale della storia: fare attenzione quando si ordinano un paio di birre al pub.

Sunday 8 November 2009

Distinguished




In una sconsolatamente piovosa, ed adesso pure buia, domenica d'autunno, con la compagnia di una tazza di tea, dei cantuccini al cioccolato ed un buon quotidiano inglese, fa piacere scoprire un'articolo che riguarda l'Italia senza, per una volta, doversi vergognare un po'.

L'articolo e' un'intervista al compositore Ludovico Einaudi cresciuto in una famiglia che l'articolista definisce distinguished (suo zio Luigi e' stato Presidente della Repubblica Italiana nei primi anni cinquanta).

Distinguished, riporta il dizionario, e' un aggettivo che significa "very successful, authoritative and commanding great respect". Io pensavo qualcosa tipo una famiglia di persone distinte, mentre e' decisamente molto di piu'.

Devo ricordarmi di accomodarmi meno sulle assonanze.

Tuesday 3 November 2009

We are having a domestic




No, niente a che fare con l'avere alle proprie dipendenze un domestico, siamo lontani dalle atmosfere ottocentesche alla Jane Austin.

Tempo fa, mentre un' amica scendeva dalla macchina in cui si trovava col marito, dopo avermi salutato mi disse "we are having a domestic"; dalle facce scure ed un po' accigliate, si capiva che stavano litigando.

Non conoscevo l'espressione ma mi e' piaciuta subito perche' l'unica parola che conta, proprio quella che dovrebbe esprimere il litigio, e' stata rimossa.

Insomma, mi pare molto british...stanno avendo un scontro, sebbene domestic, e da bravi inglesi che trovano sconveniente l'aggressivita' ne rimuovono anche la sola parola, limitandosi ad un innocuo quasi tranquillizzante we are having a domestic.

Dite che mi faccio trasportare troppo dagli stereotipi?