Saturday 30 October 2010

Definitely



- "Ma gli Inglesi sono davvero stravaganti?"

- "Alcuni, definitely!"


Sunday 24 October 2010

Stylish



Poco prima di venire in UK, quando lavoravo ancora nel varesotto, chiesi ad un'amica londinese quali fossero gli stereotipi inglesi sugli italiani. Lei si sottrasse alla domanda con un sorriso ed un sibillino "vedrai da solo".

Da un paio di mesi, al lavoro, abbiamo iniziato un nuovo progetto in cui il lead engineer e' italiano, il customer interno e' italiano, l'integratore e' italiano, il contractor e' italiano ed io sono italiano.

Nonostante ci si conosca da quando sono arrivato, perche' fisicamente stiamo nello stesso open space, appartenendo a gruppi diversi non era mai capitato finora di lavorare insieme.

Che sia stato voluto dal management o che sia casuale, sicuramente e' tutto molto piu' facile: non ci sono barriere linguistiche o culturali, e visto l'amicizia (almeno per ora) lavoriamo davvero come un team (anche se qui qualcuno che abbia fatto corsi di management, potrebbe contestare che siamo piu' un gruppo, ma non divaghiamo). Certo che sul lungo periodo lavorare tra italiani non facilita di sicuro l'integrazione o il miglioramento dell'inglese, come si diceva giusto nel post precendente.

Fatto sta che l'altro giorno, in pausa pranzo si rifletteva su questa paternita' italiana del progetto ed una collega inglese ha chiosato "beh, di sicuro verra' fuori un prodotto stylish!".

Ecco, questo e' uno degli stereotipi positivi e forse anche il piu' immaginabile.

Siamo considerati un popolo fashion conscious (io direi piu' che altro fashion maniac), molto di cio' che e' italiano e' considerato classy, la Fiat500 tallona la Mini tra le macchine piu' vendute, nei supermercati i prodotti alimentari sono venduti come delicatessen e Venezia e le colline toscane capeggiano su molte riviste.

Insomma, per ora il made in Italy e' ancora un brand spendibile e forse sarebbe il caso di darsi all'import/export ma cervelli in fuga e' un etichetta decisamente molto piu' stylish di agenti di commercio :D

Sunday 17 October 2010

Leaving/living



Dopo piu' di quattro anni di Inghilterra considero il mio inglese ancora a livelli da turista: spesso mi tocca ripetere la frase per farmi capire, spesso mi tocca farmi ripetere la frase per capire. This is really annoying!

Non mi tiro indietro, parte della colpa e' del sottoscritto: troppi colleghi e amici italiani, troppa politica italiana in streaming - d'altra parte e' talmente (gattopardescamente) dinamica che se perdi una puntata non capisci piu' niente - troppi dvd italiani, troppo Ruggito del Coniglio, troppo Skype con gli amici italiani emigrati.

Ma parte e' colpa dell'Inghilterra, nel senso di terra di attrazione per altri italiani: italiana (di origine pugliese) e' la ragazza che mi taglia i capelli, italiana (napoletana emigrata a Buenos Aires) era la maestra del workshop di tango di un paio di settimane fa, italiano il cameriere del ristorante della Tate, italiano (di origine siciliana) l'istruttore di golf. Insomma in questo contesto come si fa a migliorare?

Per questo motivo, quando qualche settimana fa ho conosciuto una ragazza inglese che parlava un po' di italiano le ho proposto subito un language swap. Ci siamo incontrati una volta ed e' stata una chiaccherata interessante. Tra le cose venute fuori, la sottile differenza di pronuncia tra living (prima i secca e corta) e leaving (ea come una i dal suono prolungato). Che a pensarci, e' anche abbastanza ovvio, quasi come sheet/shit, sheep/ship. A pensarci.

Parlando e' pero' venuto fuori che questa ragazza, causa eccessivo costo della vita se ne torna a vivere con i suoi (sounds familiar?) per cui a fine Ottobre se ne andra' via da Bristol.

Ecco appunto... in questo contesto come si fa a migliorare?

Sunday 3 October 2010

LSE



LSE non e' l'acido che viene in ordine alfabetico dopo LSD ;) bensi' l'acronimo della London Stock Exchange (insomma la borsa) ma anche, essendo gli acronimi spesso non biunivoci, della London School of Economics.

Mai avrei pensato di avere contatti con esse. Invece, con una di queste...

Un paio di settimane fa, Nemo e' andato a Londra per un workshop di tango, insieme ad una sua tangoamica - perche' come sapete it takes two to tango ; e siccome, come ebbi modo di dire all'inizio di questo blog, siamo una generazione "low budget", nella ricerca dell'accomodation abbiamo trovato un'ottima soluzione logistica nel dormitorio della LSE (nel senso di London School of Economics). Stanza confortevole e residenza carica di quell'atmosfera giovanilistica-studentesca che fa sempre piacere riprovare.

La giornata del workshop in realta' e' stata tutta una corsa contro il tempo, con tanto di inizio fantozziano, o alla Murphy's law a seconda dei totem culturali di riferimento, con perdita dell'autobus, ricerca di un secondo autobus, autostrada per Londra chiusa causa incidente, detour nella campagna inglese, arrivo a Londra in tale ritardo da perdere il workshop prenotato, sostituzione con il successivo (traduzione: salto del pranzo), corsa a lasciare il bagaglio alla LSE, panino afferrato al volo in strada, rientro in camera causa scarpe dimenticate (mie), seconda lezione con le energie in riserva, rapido inframezzo al ristorante della Tate, insufficiente microsiesta in camera, milonga serale musica e tango tutto in apnea.

Pero' decisamente LSE! (Lovely and Succesfull Experience)